La parola della Domenica 25 dicembre S. Natale
Considerando le diverse letture proposte dalla liturgia nella solennità odierna, gli avvisi riportano riflessioni sul Natale e su Papa Francesco
«A Natale penso ai poveri. Come Gesù, che è nato povero. E poi penso a tutti i dimenticati, gli abbandonati, gli ultimi, e in particolare i bambini abusati e schiavizzati. E penso ai bimbi malati che trascorreranno il Natale in ospedale: non ci sono parole, possiamo solo aggrapparci alla fede, a Dio, e chiedergli: “Perché?”». Natale è famiglia, è tenerezza «Gesù è il segno che Dio si è innamorato della piccolezza e della miseria degli uomini. Innamorato di un amore che si fa tenerezza» (2004). «Bisogna riscattare il Natale aprendo il cuore alla luce. E la via per aprire il cuore è la tenerezza, il non aver paure dalla carezza di Dio» (2009) «Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile. La sua gloria non ci abbaglia, la sua presenza non ci spaventa. Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo amore» (2019) Natale è pazienza «il Signore sceglie il piccolo per manifestare la sua grandezza. Una luce fioca, non un flash che illumina per un minuto e poi si spegne, non i fuochi di artificio. Una luce mansueta che mostra la pazienza di Dio per il cuore degli uomini proteso verso la piccola luce del momento propria di un idolo e non verso la grande luce del Figlio che si manifesta» (2007). «Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto; e tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio» (2014) Natale è semplicità «Oggi, per entrare nella grotta della Natività, bisogna curvarsi, abbassarsi. Per incontrare il Signore, devi farti piccolo, devi spogliarti di ogni pretesa, liberarti da qualunque illusione effimera, andare all’essenziale, a ciò che ti dà vita e ti conferisce dignità. Abbassati, non aver paura dell’umiltà, non temere la mansuetudine» (2010) «Se vogliamo festeggiare il vero Natale, contempliamo questo segno: la semplicità fragile di un piccolo neonato, la mitezza del suo essere adagiato, il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono. Lì sta Dio. E per incontrarlo bisogna andare lì, dove Egli sta: occorre chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli. Il Bambino che nasce ci interpella: ci chiama a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenziale, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza per qualche cosa che sempre ci mancherà. Ci farà bene lasciare queste cose per ritrovare nella semplicità di Dio-bambino la pace, la gioia, il senso luminoso della vita» (2016) .Natale è incontro «Il Natale è la festa dell’incontro con Gesù. Egli si trova davanti alla porta del tuo cuore, ti sta chiamando, sta venendo. La Natività ci ricorda che Dio è venuto una volta, che ritornerà e che ci invita a riceverLo tutti i giorni» (2010). «Nel Bambino di Betlemme, Dio ci viene incontro per renderci protagonisti della vita che ci circonda. Si offre perché lo prendiamo tra le braccia, perché lo solleviamo e lo abbracciamo. Perché in Lui non abbiamo paura di prendere tra le braccia, sollevare e abbracciare l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato» (2017). Natale è vita Il Bambino «è il segno che tutti aspettavamo. Il nostro Dio passa questa notte per darci un segno. Dio veglia per curare la cosa più elementare che gli uomini hanno nelle loro mani: la vita» (2012). La vita di Dio “scorre nelle vene dell’umanità. Se la accogliamo, la storia cambia a partire da ciascuno di noi. Perché quando Gesù cambia il cuore, il centro della vita non è più il mio io affamato ed egoista, ma Lui, che nasce e vive per amore” (2018) «Questo segno, il Bambino nella mangiatoia, è anche per noi, per orientarci nella vita. A Betlemme, che significa “Casa del pane”, Dio sta in una mangiatoia, come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. (…) Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri». (2020) Natale è sorpresa «Lasciamoci sorprendere da questa meraviglia di Dio. Dalla più grande semplicità deriva la sua grandezza. Con questa sorpresa rechiamoci nelle periferie dell’esistenza e annunciamo quanto questa sorpresa ha operato nel nostro cuore» (2006) «Il Natale è sempre una sorpresa. È il Signore che viene a visitarci » (2021)