La parola della domenica 29 gennaio

La parola della domenica 29 gennaio

O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili la gioia del tuo regno,dona alla tua Chiesa di seguire con fiducia il suo Maestro e Signore sulla via delle beatitudini evangeliche.
Dal libro del profeta Sofonìa Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà;forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore. «Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero». Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposaresenza che alcuno li molesti.Beati i poveri in spirito.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte:si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».Abbiamo davanti parole abissali, delle quali non riusciamo a vedere il fondo, le più alte della storia dell’umanità (Gandhi). È la prima lezione del maestro Gesù, all’aperto, sulla collina, il lago come sfondo, e come primo argomento ha scelto la felicità. Perché è la cosa che più ci manca, che tutti cerchiamo, in tutti i modi, in tutti i giorni. Perché la vita è, e non può che essere, una continua ricerca di felicità, perché Dio vuole figli felici.Il giovane rabbi sembra conoscerne il segreto e lo riassume così: Dio regala gioia a chi produce amore, aggiunge vita a chi edifica pace. Si erge controcorrente rispetto a tutti i nuovi o vecchi maestri, quelli affascinati dalla realizzazione di sé, ammaliati dalla ricerca del proprio bene, che riferiscono tutto a sé stessi. Il maestro del vivere mette in fila poveri, miti, affamati, gente dal cuore limpido e buono, quelli che si interessano del bene comune, che hanno gli occhi negli occhi e nel cuore degli altri. Giudicati perdenti, bastonati dalla vita, e invece sono gli uomini più veri e più liberi.E per loro Gesù pronuncia, con monotonia divina, per ben nove volte un termine tipico della cultura biblica, quel “beati” che è una parola-spia, che ritorna più di 110 volte nella Sacra Scrittura. Che non si limita a indicare solo un’emozione, fosse pure la più bella e rara e desiderata. Qualcosa forse del suo ricco significato possiamo intuirlo quando, aprendo il libro dei Salmi, il libro della nostra vita verticale, ci imbattiamo da subito, dalla prima parola del primo salmo, in quel “beato l’uomo che non percorre la via dei criminali”. Illuminante una traduzione dall’ebraico: “beato” significa “in cammino, in piedi, in marcia, avanti voi che non camminate sulla strada del male”, Dio cammina con voi. Beati, avanti, non fermatevi voi ostinati nel proporvi giustizia, non lasciatevi cadere le braccia, non arrendetevi. Tu che costruisci oasi di pace, che preferisci la pace alla vittoria, continua, è la via giusta, non ti fermare, non deviare, avanti, perché questa strada va diritta verso la fioritura felice dell’essere, verso cieli nuovi e terra nuova, fa nascere uomini più liberi e più veri.Gesù mette in relazione la felicità con la giustizia, per due volte, con la pace, la mitezza, il cuore limpido, la misericordia. Lo fa perché la felicità è relazione, si fonda sul dare e sul ricevere ciò che nutre, cura, custodisce, fa fiorire la vita. E sa posare una carezza sull’anima. E anche a chi ha pianto molto un angelo misterioso annuncia: Ricomincia, riprendi, il Signore è con te, fascia il cuore, apre futuro. Tu occupati della vita di qualcuno e Dio si occuperà della tua.
Intervista di Francesco con l’Associated Press:
Di fronte a un dubbio, andavo da Benedetto XVI
Il Papa definisce “un gentiluomo” Benedetto XVI e assicura che con la sua morte “ho perso un padre”: “Per me era una sicurezza. Di fronte a un dubbio, chiedevo la macchina, andavo al monastero e chiedevo”. Ancora una volta interrogato sulle sue eventuali dimissioni, dice che, se mai rinunciasse al ministero petrino, sarebbe il “vescovo emerito di Roma” e andrebbe “a vivere nella Casa del Clero a Roma”. “L’esperienza di Benedetto fa già nascere i nuovi papi che si dimettono per inserirsi in modo più libero”.
La critica aiuta a crescere
Dal Papa anche una riflessione sul suo pontificato. All’inizio la notizia di un Pontefice sudamericano è stata accolta con sorpresa da molti dentro e fuori la Chiesa, poi, dice, “hanno iniziato a vedere i miei difetti e non gli sono piaciuti”. A proposito delle critiche ricevute e coincise tutte nell’ultimo periodo, Francesco dice che per lui come per tutti sarebbe sempre meglio non avere critiche “per la pace della mente”: “Sono come un’orticaria, sono un po’ fastidiose, ma li preferisco, perché significa che c’è libertà di parola”. L’importante è che vengano dette “in faccia perché è così che cresciamo tutti, giusto?”. È peggio “se si tratta di un’azione subdola”. Con alcuni fautori di queste critiche Papa Bergoglio dice di aver discusso personalmente: “Alcuni di loro sono venuti qui e sì, ne ho discusso. Normalmente, come si parla tra persone mature. Non ho litigato con nessuno, ma ho espresso la mia opinione e loro l’hanno espressa. In caso contrario, si crea una dittatura della distanza, come la chiamo io, in cui l’imperatore è lì e nessuno può dirgli nulla. No, lasciateli dire perché la compagnia, la critica, aiuta a crescere e a far andare bene le cose”.
Distinguere tra peccato e crimine
viene poi interpellato sul tema della omosessualità – che, sottolinea, “non è un crimine” ma una “condizione umana” – e dei diritti della comunità Lgbtq: “Siamo tutti figli di Dio e Dio ci vuole così come siamo e con la forza che ognuno di noi combatte per la propria dignità. Essere omosessuali non è un crimine”, afferma. Poi, mimando un colloquio tra due persone, dice che qualcuno potrebbe sostenere che “è un peccato”. “Prima distinguiamo tra peccato e crimine”, chiarisce Francesco. “È peccato anche mancare di carità gli uni verso gli altri”. È questo lo spunto per il Papa per rivolgere una critica a leggi che definisce “ingiuste” che criminalizzano l’omosessualità: “Credo che ci siano più di 50 Paesi che hanno una condanna legale e di questi credo che una decina, un po’ più o meno, abbiano la pena di morte. Non lo nominano direttamente, ma dicono ‘coloro che hanno atteggiamenti innaturali’”. Un invito ad un diverso approccio è indirizzato anche ai vescovi che discriminano le persone gay e le comunità Lgbtq. In tal senso nel Catechismo della Chiesa cattolica si legge “che le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte, non emarginate, accompagnate se viene dato loro un posto”.  Nessuno deve essere discriminato. E questo non riguarda solo l’omosessualità: “Anche il più grande assassino, il più grande peccatore non dovrebbero essere discriminati. Ogni uomo e ogni donna deve avere una finestra nella propria vita dove poter rivolgere la propria speranza e dove poter vedere la dignità di Dio”.
La salute e “la grazia dell’umorismo”
Non manca nell’intervista un cenno sulla sua salute che definisce “buona”, considerati gli 86 anni e malgrado sia “tornata” la diverticolite, “sotto controllo”. Il Pontefice rivela inoltre il dettaglio di una piccola frattura al ginocchio, guarita senza interventi chirurgici: “Il ginocchio, grazie a una buona terapia e alla magnetoterapia, al laser… l’osso si è saldato… Sto già camminando, mi aiuto con il carrello, ma sto camminando”. Per la sua età, è tutto “normale”: “Posso morire anche domani, ma dai, è tutto sotto controllo. La mia salute è buona. E chiedo sempre la grazia, che il Signore mi dia il senso dell’umorismo”.

27 gennaio 2023, parrocchiadiprestino