La Parola della Domenica 13 novembre

La Parola della Domenica 13 novembre

Dal libro del profeta Malachìa Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».Dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo in questo Vangelo? Ci accorgiamo di un ritmo profondo: ad ogni immagine della fine si sovrappone il germoglio della speranza. Lc 21,9: quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, non è la fine; ai vv.16-17: sarete imprigionati, traditi, uccideranno alcuni, sarete odiati, ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto; e ancora ai vv.25-28: vi saranno segni nel sole, nella luna, nelle stelle, e sulla terra angoscia e paura: ma voi risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. Ad ogni descrizione di dolore, segue un punto di rottura, dove tutto cambia, un tornante che apre l’orizzonte, la breccia della speranza: non vi spaventate, non è la fine; neanche un capello…; risollevatevi…. Al di là di profeti ingannatori, al di là di guerre e tradimenti, anche quando l’odio dovesse dilagare dovunque, ecco quella espressione struggente: nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra. Non c’è nessuna cosa che sia eterna. Ma l’uomo sì, è eterno. Si spegneranno le stelle prima che tu ti spenga. Saranno distrutte le pietre, ma tu ancora sarai al sicuro nel palmo della mano di Dio. Non resterà pietra su pietra delle nostre magnifiche costruzioni, ma l’uomo resterà, frammento su frammento, e nemmeno un capello andrà perduto; l’uomo resterà, nella sua interezza, dettaglio su dettaglio. Perché Dio come un innamorato ha cura di ogni dettaglio del suo amato. Ciò che deve restare scolpito nel cuore è l’ultima riga del Vangelo: risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In piedi, a testa alta, occhi liberi e luminosi: così vede noi discepoli il Vangelo. Sollevate il capo, guardate oltre: la realtà non è solo questo che si vede, viene un Liberatore, esperto di vita. Il Signore che è «delle cose l’attesa e il gemito, che viene e vive nel cuore dell’uomo» (Turoldo), sta alla porta, è qui, con le mani impigliate nel folto della vita, porta luce nel cuore dell’universo, porta il dono del coraggio, che è la virtù degli inizi e del primo passo; porta il dono della pazienza, che è la virtù di vivere l’incompiuto in noi e nel mondo. Questo mondo porta un altro mondo nel grembo. Ogni giorno c’è un mondo che muore, ma ogni giorno c’è anche un mondo che nasce.
CATECHESI PAPA FRANCESCO DOPO VIAGGIO IN BAHREIN
perché il Papa ha voluto visitare questo piccolo Paese a grandissima maggioranza islamica? Vorrei rispondere attraverso tre parole: dialogo, incontro e cammino.
Dialogo: l’occasione è stata offerta dall’invito del Re a un Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente. Dialogo che serve a scoprire la ricchezza di chi appartiene ad altre genti, tradizioni, credo. Il Bahrein, un arcipelago formato da tante isole, ci ha aiutato a capire che non si deve vivere isolandosi, ma avvicinandosi. … Lo esige la causa della pace, e il dialogo è “l’ossigeno della pace”. … . Anche nella pace domestica. Se è stata fatta una guerra lì, fra marito e moglie, poi con il dialogo si va avanti con la pace. In famiglia, dialogare pure … Quasi sessant’anni fa il Concilio Vaticano II, parlando della costruzione dell’edificio della pace, affermava che «tale opera esige che [gli uomini] dilatino la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale ed ogni ambizione di supremazia su altre nazioni, e nutrendo invece un profondo rispetto verso tutta l’umanità, avviata ormai faticosamente verso una maggiore unità». In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che … i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell’insieme. Solo così si possono affrontare certi temi universali, per esempio la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. Insieme, si pensa questo. In questo senso il Forum di dialogo … ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro. … Quanto bisogno abbiamo di incontrarci! Penso alla folle guerra – folle! – di cui è vittima la martoriata Ucraina, e a tanti altri conflitti, che non si risolveranno mai attraverso l’infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo. Ma oltre l’Ucraina, che è martoriata, pensiamo alle guerre che durano da anni, e pensiamo alla Siria – più di 10 anni! …, pensiamo ai bambini dello Yemen, pensiamo al Myanmar: dappertutto! … cosa fanno le guerre? Distruggono, distruggono l’umanità, distruggono tutto. I conflitti non vanno risolti attraverso la guerra.
Ma non ci può essere dialogo senza – seconda parola – incontro. … Più volte ho sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore. In Bahrein le persone si portano la mano al cuore quando salutano qualcuno.  L’ho fatto anch’io, per fare spazio dentro di me a chi incontravo. Perché, senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà. … I giovani della Scuola del Sacro Cuore, studenti che ci hanno dato un grande insegnamento: studiano insieme, cristiani e musulmani. Da giovani, da ragazzi, da bambini occorre conoscersi, così che l’incontro fraterno prevenga le divisioni ideologiche. … Voglio ringraziare la Scuola del Sacro Cuore, suor Rosalyn che ha portato avanti questa scuola tanto bene, e i ragazzi che hanno partecipato … Ma anche gli anziani hanno offerto una testimonianza di saggezza fraterna: … un’organizzazione internazionale nata pochi anni fa promuove buoni rapporti tra le comunità islamiche, all’insegna del rispetto, della moderazione e della pace …
Così andiamo verso la terza parola: cammino. Il viaggio in Bahrein … fa parte di un percorso, inaugurato da San Giovanni Paolo II quando si recò in Marocco. Così, la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell’unico Dio del Cielo, Dio della pace. Per questo il motto del viaggio era: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”. E perché dico che il dialogo non annacqua? Perché per dialogare bisogna avere identità propria, si deve partire dalla propria identità. … Perché un dialogo sia buono, si deve sempre partire dalla propria identità, essere consci della propria identità, e così si può dialogare.
Dialogo, incontro e cammino in Bahrein si sono realizzati anche tra cristiani:il primo incontro è stato ecumenico, di preghiera per la pace, con il caro Patriarca e Fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti. Ha avuto luogo nella Cattedrale, dedicata a Nostra Signora d’Arabia, la cui struttura evoca una tenda, quella in cui, secondo la Bibbia, Dio incontrava Mosè nel deserto, lungo il cammino. I fratelli e le sorelle nella fede, che ho incontrato in Bahrein, vivono davvero “in cammino”: sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa, ritrovano le loro radici nel Popolo di Dio e la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa. È meraviglioso vedere questi migranti, filippini, indiani e di altre parti, cristiani che si radunano e si sostengono nella fede. E questi vanno avanti con gioia, nella certezza che la speranza di Dio non delude (cfr Rm 5,5). Incontrando i Pastori, i consacrati e le consacrate, gli operatori pastorali e, nella festosa e commovente Messa celebrata allo stadio, tanti fedeli, provenienti anche da altri Paesi del Golfo, ho portato loro l’affetto di tutta la Chiesa. Questo è stato il viaggio.
E oggi vorrei trasmettere a voi la loro gioia genuina, semplice e bella. Incontrandoci e pregando insieme, ci siamo sentiti un cuore solo e un’anima sola. Pensando al loro cammino, alla loro esperienza quotidiana di dialogo, sentiamoci tutti chiamati a dilatare gli orizzonti: per favore, cuori dilatati, non cuori chiusi, duri. Aprite i cuori, perché siamo fratelli tutti e perché questa fratellanza umana vada più avanti. Dilatare gli orizzonti, aprire, allargare gli interessi e dedicarci alla conoscenza degli altri. Se tu ti dedichi alla conoscenza degli altri, mai sarai minacciato. Ma se tu hai paura degli altri, tu stesso sarai per loro una minaccia. Il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno. Io do la mano, ma se dall’altra parte non c’è un’altra mano, non serve. La Madonna ci aiuti in questo cammino!

10 novembre 2022, parrocchiadiprestino