La Parola della Domenica 9 ottobre

La Parola della Domenica 9 ottobre

O Dio, che nel tuo Figlio liberi l’uomo dal male che lo opprime e gli mostri la via della salvezza, donaci la salute del corpo e il vigore dello spirito, affinché, rinnovati dall’incontro con la tua parola, possiamo renderti gloria con la nostra vita.

Dal secondo libro dei Re In quei giorni, Naamàn [il comandante dell’esercito del re di Aram], scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo;se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.
Dal Vangelo secondo Luca Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».10 lebbrosi che la sofferenza ha riunito insieme, si appoggiano l’uno all’altro. Appena Gesù li vide…: subito, spinto dalla fretta di chi vuole bene, disse loro: andate dai sacerdoti e mostrate loro che siete guariti! Si mettono in cammino e sono ancora malati; la pelle ancora germoglia piaghe, eppure partono dietro a un atto di fede, per un anticipo di fiducia concesso a Dio e al proprio domani, senza prove: «La Provvidenza conosce solo uomini in cammino», navi che alzano le vele per nuovi mari. I lebbrosi credono nella salute prima di vederla, hanno la fede dei profeti che amano la parola di Dio più ancora della sua attuazione, che credono nella parola di Dio prima e più che alla sua realizzazione. Lungo il cammino, un passo dopo l’altro la salute si fa strada in loro. Accade sempre così: il futuro entra in noi con il primo passo, inizia molto prima che accada, come un seme, come una profezia, come una notte con la prima stella, come un fiume con la prima goccia d’acqua. E furono guariti. Il Vangelo è pieno di guariti, sono il corteo gioioso che accompagna l’annuncio di Gesù: Dio è qui, è con noi, coinvolto nelle piaghe dei dieci lebbrosi e nello stupore dell’unico che ritorna cantando. E al quale Gesù dice: la tua fede ti ha salvato!. Anche gli altri 9 che non tornano hanno avuto fede nelle parole di Gesù. Dove la differenza? Il samaritano salvato ha qualcosa in più: non si accontenta del dono, lui cerca il Donatore, ha intuito che il segreto della vita non sta nella guarigione, ma nel Guaritore, nell’incontro con lo stupore di un Dio che ha i piedi nel fango delle nostre strade, e gli occhi sulle nostre piaghe. Nessuno si è trovato che tornasse a rendere gloria a Dio? Ebbene «gloria di Dio è l’uomo vivente». E chi è più vivente di questo piccolo uomo di Samaria? Lui, il doppiamente escluso, che torna guarito, gridando di gioia, danzando nella polvere della strada, libero come il vento? Non gli basta tornare dai suoi, alla sua famiglia, travolto da questa inattesa piena di vita, vuole tornare alla fonte da cui è sgorgata. Altro è essere guariti, altro essere salvati. Nella guarigione si chiudono le piaghe, ma nella salvezza si apre la sorgente, entri in Dio e Dio entra in te, come pienezza. I 9 guariti trovano la salute; l’unico salvato trova il Dio che dona pelle di primavera ai lebbrosi, che fa fiorire la vita in tutte le sue forme, e la cui gloria è l’uomo vivente, «l’uomo finalmente promosso a uomo»
Ci siamo noi con le nostre “password” spirituali, le “parole che toccano il cuore perché rimandano a ciò per cui siamo più sensibili”. E c’è il diavolo, il “tentatore”, che “conosce bene queste parole-chiave” e tocca i nervi scoperti, tentandoci, ipnotizzandoci, illudendoci con cose “belle ma illusorie”. Poi c’è Dio, unico a poterci dare “la conferma” del nostro valore: “Ce lo dice ogni giorno dalla croce: è morto per noi, per mostrarci quanto siamo preziosi ai suoi occhi”. Papa Francesco prosegue le catechesi sul discernimento e invita a scavare nelle profondità dell’anima per “conoscere sé stessi”.
Conoscere sé stessi: “Un buon discernimento richiede anche la conoscenza di sé stessi. Esso infatti coinvolge le nostre facoltà umane: memoria, intelletto, volontà, affetti”, spiega il Papa. “Spesso non sappiamo discernere perché non ci conosciamo abbastanza, e così non sappiamo che cosa veramente vogliamo”. È proprio da questo “dialogo insufficiente tra la vita religiosa e la nostra dimensione umana, cognitiva e affettiva” che nascono “dubbi spirituali e crisi vocazionali”. Avete sentito tante volte: “Ma quella persona, perché non sistema la sua vita? Mai ha saputo quello che vuole …”. C’è gente che … E poi sì, la sua vita va così, perché non sa neppure lui quello che vuole. Senza arrivare a quell’estremo, ma anche a noi succede che non sappiamo bene che vogliamo, non ci conosciamo bene.
La tentazione di mascherarsi: Il Papa cita ‘Il grano e la zizzania’ di T. Green, il quale “notava come molte difficoltà sul tema del discernimento rimandano a problemi di altro genere, che vanno riconosciuti ed esplorati”. Così scrive questo “autore di spiritualità”: “Sono giunto alla convinzione che l’ostacolo più grande al vero discernimento (e ad una vera crescita nella preghiera) non è la natura intangibile di Dio, ma il fatto che non conosciamo sufficientemente noi stessi, e non vogliamo nemmeno conoscerci per come siamo veramente. Quasi tutti noi ci nascondiamo dietro a una maschera, non solo di fronte agli altri, ma anche quando ci guardiamo allo specchio”. “Tutti abbiamo la tentazione di essere mascherati anche davanti a noi stessi”, afferma Francesco. “La dimenticanza della presenza di Dio nella nostra vita va di pari passo con l’ignoranza su noi stessi – ignorare Dio e ignorare noi – , sulle caratteristiche della nostra personalità e sui nostri desideri più profondi”.
Disattivare il “pilota automatico”: Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: implica un paziente lavoro di scavo interiore. Richiede la capacità di fermarsi, di “disattivare il pilota automatico”, per acquistare consapevolezza sul nostro modo di fare, sui sentimenti che ci abitano, sui pensieri ricorrenti che ci condizionano, spesso a nostra insaputa. Richiede anche di “distinguere tra le emozioni e le facoltà spirituali”. “Sento” non è lo stesso di “sono convinto”; “mi sento di” non è lo stesso di “voglio”. Così si arriva a “riconoscere che lo sguardo che abbiamo su noi stessi e sulla realtà è talvolta un po’ distorto”. “Accorgersi di questo è una grazia”; infatti, “molte volte può accadere che convinzioni errate sulla realtà, basate sulle esperienze del passato, ci influenzano fortemente, limitando la nostra libertà di giocarci per ciò che davvero conta nella nostra vita”.
Le password spirituali e le manipolazioni del diavolo: Francesco approfondisce la sua riflessione con una metafora, quella delle password, necessarie per entrare nei programmi dove si trovano informazioni personali. “Anche la vita spirituale ha le sue password: ci sono parole che toccano il cuore perché rimandano a ciò per cui siamo più sensibili”. Il tentatore, cioè il diavolo, conosce bene queste parole-chiave, ed è importante che le conosciamo anche noi, per non trovarci là dove non vorremmo. La tentazione non suggerisce necessariamente cose cattive, ma spesso cose disordinate, presentate con una importanza eccessiva. In questo modo ci ipnotizza con l’attrattiva che queste cose suscitano in noi, cose belle ma illusorie, che non possono mantenere quanto promettono, lasciandoci alla fine con un senso di vuoto e di tristezza. Quel senso di vuoto e tristezza è un segnale che abbiamo “preso” una strada che non era giusta, che ci ha disorientato. “Possono essere, ad esempio, il titolo di studio, la carriera, le relazioni, tutte cose in sé lodevoli, ma verso le quali, se non siamo liberi, rischiamo di nutrire aspettative irreali, come ad esempio la conferma del nostro valore”, ammonisce Papa Francesco. “Tu, per esempio – aggiunge a braccio -, quando pensi a uno studio che stai facendo, tu lo pensi soltanto per promuovere te stesso, per il proprio interesse, o anche per servire la comunità? Lì, si può vedere qual è l’intenzionalità di ognuno di noi”.
Proteggerci da chi ci manipola: È da questo fraintendimento che “derivano spesso le sofferenze più grandi, perché nessuna di quelle cose può essere la garanzia della nostra dignità”. “Per questo è importante conoscersi, conoscere le password del nostro cuore, ciò a cui siamo più sensibili, per proteggerci da chi si presenta con parole suadenti per manipolarci, ma anche per riconoscere ciò che è davvero importante per noi, distinguendolo dalle mode del momento o da slogan appariscenti e superficiali”. Tante volte quello che si dice in un programma in televisione, in qualche pubblicità che si fa, ci tocca il cuore e ci fa andare da quella parte senza libertà. State attenti a quello: sono libero o mi lascio andare ai sentimenti del momento, o alle provocazioni del momento?
L’esame di coscienza: Un aiuto è l’esame di coscienza, cioè “la buona abitudine a rileggere con calma quello che capita nella nostra giornata, imparando a notare nelle valutazioni e nelle scelte ciò a cui diamo più importanza, cosa cerchiamo e perché, e cosa alla fine abbiamo trovato”. Soprattutto imparando a riconoscere che cosa sazia il cuore. Perché solo il Signore può darci la conferma di quanto valiamo… Non c’è ostacolo o fallimento che possano impedire il suo tenero abbraccio.

7 ottobre 2022, parrocchiadiprestino