La Parola della Domenica 2 ottobre

La Parola della Domenica 2 ottobre

Dal libro del profeta Abacuc Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi?Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».Accresci in noi la fede. Invocazione eterna di ogni discepolo: aumenta, rinsalda la fede, è così poca, così fragile. Non c’è preghiera più limpida, ma Gesù non la esaudisce. La fede non è un “pacco-dono” che arriva da fuori, è la mia risposta ai doni di Dio, al suo corteggiamento amoroso. «Se aveste fede quanto un granello di senape …”. Gusto la bellezza e la forza del linguaggio di Gesù e della sua carica immaginifica: il più piccolo tra tutti i semi intrecciato a grandi alberi che danzano sul mare! Un granello di fede possiede la potenza di sradicare gelsi e la leggerezza del seme che si schiude nel silenzio; un niente che è tutto, leggero e forte. Ne basta poca di fede, anzi pochissima, meno di un granello di senape, una formichina: «anche il più gran santo/ è trasportato come un fuscello/ dalla formica della fede». Ho visto alberi volare, ho visto gelsi in volo sul mare come uno stormo di gabbiani. Ho visto, fuori metafora, discepoli del Nazareno, vivere su frontiere in fiamme e salvare migliaia di vite; uomini e donne fidarsi l’uno dell’altra e affrontare problemi senza soluzione con un coraggio da leoni; madri e padri risorgere a vita dopo la morte di un figlio; disabili con occhi luminosi come stelle; una piccola suora tutta rughe rompere i millenari tabù delle caste. E questo non accadeva per sopravvenuti, inattesi prodigi, ma per il miracolo continuo, unico che ci serve, di amori che non si arrendono. Lo sottolineano parole difficili: quando avete fatto tutto dite “siamo servi inutili”. Inutili, nella nostra lingua, significa che non servono, incapaci. Ma non così per Gesù: non sono né incapaci né inutili quei servi che arano, pascolano, preparano da mangiare. E mai è dichiarato improduttivo il servizio. “Servi inutili” significa: servi che non cercano il proprio utile, senza pretese, senza rivendicazioni, che di nulla hanno bisogno se non di essere se stessi. Non cerco il mio interesse, è il servizio ad essere vero! Il servizio è più vero dei suoi risultati, del suo riconoscimento. Il nostro modo di sradicare alberi e farli volare? Scegliere, in questo mondo che parla il linguaggio del profitto, la lingua del dono; dove trionfa la logica della guerra, battere la mulattiera della pace. Per sognare il sogno di Dio mi bastano i grandi campi del mondo, la formica della fede, e occhi di profeta: e lo vedrò, il sogno di Dio, come goccia di luce impigliata nel cuore vivo di tutte le cose.
Un giovane con grandi aspirazioni Piccolo di statura, dal carattere estroverso, Francesco aveva sempre avuto nel cuore il desiderio di compiere grandi imprese; questo lo mosse quando ventenne partì, per la guerra tra Assisi e Perugia e per la crociata. Era nato nel 1182 e cresciuto tra gli agi della famiglia e la vita mondana. Al ritorno dalla dura esperienza bellica, malato e scosso, apparve irriconoscibile a tutti. Qualcosa, oltre l’esperienza del conflitto, aveva solcato profondamente il suo animo.
Un incontro sconvolgente e la domanda: servire il servo o il Padrone? Mai avrebbe dimenticato le parole ricevute in sogno a Spoleto: “Perché ti affanni a cercare il servo invece del Padrone?”. La sua esistenza prese una nuova strada, guidata dal costante desiderio di sapere a cosa Dio lo chiamasse. Preghiera e contemplazione nel silenzio della campagna umbra lo condussero ad abbracciare come fratelli lebbrosi e derelitti,verso i quali aveva sempre provato repulsione.
San Damiano. “Francesco, va e ripara la mia chiesa in rovina” La voce udita a Spoleto tornò a irrompere nel silenzio dell’orazione davanti ad un crocifisso a San Damiano: “Francesco, va’ e ripara la mia chiesa, che come vedi cade tutta in rovina”. Quel richiamo, dapprima inteso come un invito a ricostruire pietra su pietra il rudere della cappellina, negli anni svelerà al giovane il suo pieno significato. Era chiamato a “cose grandi”: “rinnovare”, in spirito di obbedienza, la Chiesa al suo tempo attraversata da divisioni ed eresie.
Sposo di madonna Povertà L’incontenibile gioia scaturita dal sentirsi amato e chiamato dal Padre accrebbe nel giovane il desiderio di vivere di Provvidenza e, in ossequio al Vangelo, decise di cedere ogni bene ai poveri. Il padre lo denunciò pubblicamente e il figlio dichiarò allora l’intimo desiderio di sposare madonna Povertà, spogliandosi dei vestiti davanti al vescovo Guido.
La prima comunità di frati. Il Papa approva la Regola A Francesco si unirono numerosi compagni che, come lui, desideravano vivere il Vangelo alla lettera in povertà, castità e obbedienza. Nel 1209 il primo nucleo di “frati” si recò a Roma da papa Innocenzo III che, colpito da “quel giovane piccolo dagli occhi ardenti”, approvò la Regola, confermata nel 1223 da Onorio III.
Le clarisse e il Terzo Ordine Attratta dal carisma di Francesco fu anche Chiara. Francesco la accolse e diede inizio al secondo ordine francescano, “le povere dame”, poi note come Clarisse; quindi fondò un terzo ordine per i laici.
Francesco, Alter Christus L’ardente amore per Cristo, espresso nel primo presepe vivente a Greccio nel Natale 1223, portò il poverello a conformarsi a Gesù e a ricevere, primo santo nella storia, il sigillo delle stimmate. “Giullare di Dio”, fu testimone della gioia della fede avvicinando al Vangelo anche i non credenti e catturando l’interesse del sultano che lo accolse in Terra Santa.
La vita di Francesco, lode al Creatore La vita di Francesco fu una costante lode al Creatore. Il “Cantico di Frate Sole”, scritto quando era ormai prostrato dalla malattia, è espressione della libertà di un’anima riconciliata con Dio in Cristo. A Gesù, il santo va incontro con gioia quando “sorella morte” lo viene a visitare: è la sera del 3 ottobre 1226.
Lo spirito di Assisi, ispiratore di fede e fraternità Muore, a 44 anni sulla nuda terra della Porziuncola, luogo in cui ricevette in dono l’indulgenza del Perdono. La canonizzazione avvenne due anni dopo. Lo spirito di Francesco continua ad ispirare tanti nell’obbedienza alla Chiesa, nella costruzione del dialogo tra tutti nella verità e nella carità e nella tutela del creato.

30 settembre 2022, parrocchiadiprestino