La Parola della Domenica 26 dicembre

La Parola della Domenica 26 dicembre

O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza, età e grazia nella famiglia di Nazaret; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.
Dal primo libro di Samuèle Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.Beato chi abita nella tua casa, Signore.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.Dal Vangelo secondo Luca I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.. Perché ogni famiglia sappia condividere le sue ricchezze d’amore con altri, e dagli altri venga aiutata nelle difficoltà.. Perché gli effetti della venuta di Gesù nel mondo non siano relegati a una festa, ma modifichino la nostra vita di tutti i giorni.3. Perché le figure evangeliche di Giuseppe e Maria siano riferimento per il cammino spirituale degli uomini e delle donne di ogni tempo. Preghiamo.4. Perché la volontà di servirti sia all’origine del desiderio di migliorare il mondo in cui viviamo. Preghiamo.-Natale: un mistero che prima di comprendere va custodito! Il motivo da cui nasce questo episodio è il pellegrinaggio annuale che la famiglia di Nazareth compie per la Pasqua. In questo viaggio a Gerusalemme, l’evangelista Luca anticipa il viaggio pasquale che farà lo stesso Gesù (salita a Gerusalemme- tre giorni di smarrimento di Gesù legati al suo mistero di morte e risurrezione…). Ma questo tema del viaggio riguarda anche Maria e Giuseppe: anche la loro vita, la loro fede, è sotto il segno di un viaggio, sicuramente speciale, ma che funge da paradigma del viaggio di ogni credente e di ogni genitore. Possiamo trovare tre tappe del viaggio di Maria e Giuseppe: superamento-incomprensione- custodia. Superamento: Maria e Giuseppe nel viaggio di ritorno perdono Gesù! All’andata Gesù non è menzionato ed è “portato” da Maria e Giuseppe, mentre al ritorno si dice che “scese con loro…stava a loro sottomesso”. Quello che è successo nel mezzo possiamo definirlo un “superamento” di Gesù rispetto al loro controllo e alle loro aspettative. Giuseppe e Maria fanno un ulteriore passo dentro quel figlio che, fin dall’inizio, è per loro un mistero che li supera! Ed è così nel viaggio della nostra fede. Natale è il mistero del Dio bambino che viene ad abitare in mezzo a noi, che si lascia prendere in braccio ma per ri-aprire la nostra umanità ad un di più che ci eravamo dimenticati: essere immagine e somiglianza di Dio. Ma quello di Giuseppe e Maria è anche il viaggio di ogni genitore di fronte al mistero della vocazione dei propri figli: Giuseppe Maria perdono il controllo di Gesù e sono chiamati a dare fiducia a quella vita che passa in Gesù e che li supera. “Figlio, perché ci hai fatto questo?” ma Gesù non è rimasto a Gerusalemme per fare qualcosa per o contro Maria e Giuseppe ma perché sta seguendo la sua vocazione di Figlio di Dio. Incomprensione e custodia: il tema dell’incomprensione attraversa tutto il vangelo di Luca (incomprensione dei discepoli di fronte gli annunci della passione di Gesù- incomprensione dei discepoli di fronte l’annuncio delle donne la mattina della risurrezione- incomprensione iniziale dei due discepoli di Emmaus) dove solo all’ultimo viene “sciolta”: “allora aprì loro la mente per comprendere le scritture” (Lc 24,45). L’incomprensione diventa quasi tappa necessaria nel nostro cammino di fede se vissuta come Maria nella fiducia e nel “saper custodire”. Giuseppe e Maria stanno davanti al mistero del loro figlio con la capacità di fare silenzio (Giuseppe) e saper custodire (Maria). Di Maria infatti si dice che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. Dopo aver accolto Gesù nel suo grembo Maria ora lo porta nel cuore. Custodisce nel cuore le sue parole anche se la loro comprensione ancora gli sfugge. È questa sua memoria della Parola nel cuore che rende Maria icona di ogni credente: il cui cuore che viene illuminato progressivamente dalla parola di Dio. -Stupiti: Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio: in questo ritrovamento colpisce innanzitutto lo stupore dei maestri che ascoltavano le sue domande ma anche di Giuseppe e Maria che “al vederlo rimasero stupiti”. Il loro stupore nasce forse da quello che i maestri, gli altri, dicono di Gesù. C’è l’altro che nota, che fa emergere qualcosa di tuo figlio che tu non hai ancora conosciuto! Interessante anche che Gesù, in mezzo ai maestri nel Tempio, non insegna ma “ascolta e interroga”. Gesù stupisce non perché è un bambino prodigioso, che mette i maestri del Tempio tutti in riga, ma la sapienza che gli viene riconosciuta nasce dal saper ascoltare e porre domande. La missione di Gesù è tutta segnata da questa capacita di mettersi in ascolto, di interrogare, non per mettersi al di sopra ma per far emergere quello che le persone hanno nel cuore e questo lo renderà lo renderà capace di entrare in profonda comunione con loro. -Stare nelle cose del Padre: “non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Questo “stare nelle cose del Padre” rivela che è l’intimità con il Padre il vero “luogo” di Gesù. L’appartenenza di Gesù ha le radici nel Padre ma che crescono dentro la vita quotidiana di una famiglia. Questa appartenenza profonda al Padre e alla sua volontà, lo renderà capace di “appartenere” anche agli uomini. Gesù infatti dice queste parole nel Tempio che tuttavia è un luogo provvisorio; di fatto Gesù da lì ritorna a Nazareth sottomesso e obbediente. I vangeli non ci dicono nulla di questi trent’anni, come i libri nulla o quasi ci raccontano la vita quotidiana della gente. Gesù a Nazareth, nello scorre di una vita feriale, assume totalmente la nostra vita perché tutti noi “nel limite del tempo incontriamo l’Eterno, nel limite dello spazio troviamo l’Infinito”.

23 dicembre 2021, parrocchiadiprestino