La Parola della Domenica 28 novembre

La Parola della Domenica 28 novembre

Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore.

Dal libro del profeta Geremìa Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.


Rit: A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da n
oi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

Dal Vangelo di Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figliodell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figliodell’uomo».
Luca non vuole raccontare la fine del mondo, ma il mistero del mondo; ci prende per mano, ci porta fuori dalla porta di casa, a guardare in alto, a percepire il cosmo pulsare attorno a noi, immensa vita che patisce, soffre, si contorce come una partoriente, ma per produrre vita. Ad ogni descrizione drammatica segue un tornante che apre l’orizzonte, lo sfondamento della speranza e tutto cambia: ma voi risollevatevi e alzate il capo, la liberazione è vicina. Anche nel caos della storia e nelle tempeste dell’esistenza, il vento di Dio è sopra il mio veliero. State attenti a voi stessi, che il cuore non diventi pesante! Verrà un momento in cui ci sentiremo col cuore pesante. Ho provato anch’io il morso dello sconforto, per me e per il mondo, ma non gli permetterò più di sedersi alla mia tavola e di mangiare nel mio piatto. Perché fin dentro i muscoli e le ossa io so una cosa: che non può esserci disperazione finché custodisco la testarda fedeltà all’idea che la storia è, nonostante tutte le smentite, un processo di salvezza. Il dono dell’Avvento è un cuore leggero come la fiducia, quanto la speranza; non la leggerezza della piuma sbattuta dal vento, ma quella dell’uccello che fende l’aria e si serve del vento per andare più lontano. E poi un cuore attento, che legga la storia come un grembo di nascite: questo mondo porta un altro mondo nel grembo, un sogno da trasformare in vita, perché non si ammali. Vivete con attenzione, state attenti alle piccole enormi cose della vita. Scrive E. Hillesum dal campo di sterminio: «Esisterà pur sempre anche qui un pezzetto di cielo che si potrà guardare, e abbastanza spazio dentro di me per poter congiungere le mani nella preghiera». I Vangeli d’Avvento usano questo doppio registro: fanno levare il capo verso le cose ultime, verso Colui-che-si-fa-vicino, e poi abbassare gli occhi verso le cose di qui, dentro e attorno a noi. Lo fanno per aiutarci a vivere attenti, ad abitare la terra con passo leggero, custodi dei giorni e pellegrini dell’eterno, guardando negli occhi le creature e fissando gli abissi del cosmo, attenti al venire di Dio e al cuore che si fa stanco. Pronti ad un abbraccio che lo alleggerisca di nuovo, e lo renda potente e leggero come un germoglio. Avvento: la vita è non è una costruzione solida, precisa, finita, ma è una realtà germinante, fatta anche e soprattutto di germogli, a cui non ti puoi aggrappare, che non ti possono dare sicurezze, ma che regalano un sapore di nascite e di primavera

MESSAGGIO VESCOVO OSCAR 1.“Vieni, Signore Gesù!”. È il grido che ha attraversato i secoli, lungo tutta la storia della Chiesa e che ancora oggi risuona ardentemente sulle labbra dei discepoli di Gesù, quale espressione sincera e convinta del loro cuore. È una acclamazione che non è riservata all’Avvento, ma che in questo periodo risuona in maniera ancora più forte. Se invochiamo la visita del Signore Gesù è perché Egli è l’unico necessario. Occorre allora che ci misuriamo con lui, purificando i nostri desideri. Infatti vogliamo giungere a desiderare anche noi solo quello che Egli desidera. Tutto ciò che pensiamo e operiamo deve diventare conforme al pensiero di Cristo, a ciò che Egli reputa come essenziale e necessario per la pienezza della nostra vita, ma anche per quella del mondo. Quanto più amiamo veramente Gesù, quanto più lo cerchiamo, tanto più desideriamo la sua venuta. Egli è la risposta a tutte le nostre domande. Vieni, Signore Gesù!” esprime allora il desiderio più profondo di quanti lo cercano attraverso le tante vie attraverso le quali Egli si manifesta. 2. Il grido dei discepoli che invocano l’avvento del Signore ci induce a riconciliarci con la nostra fragilità e debolezza, che soprattutto in questi tempi di pandemia si è manifestata con piena evidenza.Spesso le persone sono portate a camuffare la propria vulnerabilità. Mentre cercano in tutti i modi di evidenziare il meglio di loro stessi, mediante il culto della personalità, che vive alla ricerca di continuo consenso, della bramosia del successo, nascondono ciò che di più vero caratterizza l’umanità. Il Figlio di Dio, nel desiderio di una vera intimità con gli uomini, si fa nostro fratello proprio attraverso la fragilità, là dove tante volte noi ci vergogniamo. Il Signore Gesù entra nella nostra debolezza per farsi fratello, senza disdegnare nulla. Condivide la strada della vita e la riempie del suo amore e della sua forza. La fiducia nella presenza attiva del Signore ci renda capaci di accogliere e riconciliarci anche con le nostre inconsistenze. Perciò lo supplichiamo: “vieni, Signore Gesù!”. 3. Gli amici del Signore accolgono la nuova venuta del Signore perché dia loro la possibilità di riconoscere i segni del Regno di Dio già presenti e operanti nella nostra storia. Gesù Cristo ha ricevuto dal Padre, come premio della sua passione e morte in croce, la signoria sul mondo, che Egli continua a guidare con sapienza e amore. E’ così anche nei confronti delle nostre vite: non siamo soli a lottare contro il male, anche se a volte ci sentiamo impari davanti a tante sofferenze e fatiche. Spesso i nostri occhi sono incapaci di riconoscere il flusso di vita divina che circola dentro il nostro comune ordinario. Invochiamo dunque il ritorno del Signore perché ci purifichi il cuore e ci doni la sua sapienza, attraverso la quale intravedere i tanti segni di bontà e di giustizia (del) vissuto quotidiano. E’ il Regno di Dio che si realizza per la potenza della risurrezione di Gesù, per l’effusione del suo Spirito, ma anche per la collaborazione paziente e generosa di tanti uomini e donne, che si impegnano e lottano per l’avvento di un mondo nuovo, per la pace con Dio, tra le persone e nel creato. Buon cammino di Avvento a tutti, con la frequente, comune invocazione: “Vieni, Signore Gesù!”.

28 novembre 2021, parrocchiadiprestino