La Parola della Domenica 17 gennaio

La Parola della Domenica 17 gennaio

O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno.

Dal primo libro di Samuèle In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero:«Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
La liturgia ci invita a riflettere e a meditare sul grande tema della sequela del Cristo. Giovanni ci offre un vero e proprio itinerario di conversione che parte da Giovanni Battista, il quale riconosce e confessa l’Agnello di Dio, e arriva a Simone sul quale Gesù porrà le basi della sua Chiesa. Linizio della sequela, da parte dei discepoli, è la testimonianza di Giovanni: “i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”: tutto parte dalla testimonianza di un uomo, Giovanni, il quale dopo aver fissato lo sguardo su Gesù e averlo confessato diventa testimone autorevole e credibile di Cristo. Fa pensare in questi nostri tempi dove la differenza tra autorità e autorevolezza non è più così chiara, dove tutti si dicono maestri, dove a tutti è concesso di dire tutto su qualsiasi argomento, spesso senza alcuna esperienza su ciò che viene considerato. Il Vangelo in modo semplice e onesto indica l’origine dell’autorevolezza nel saper fissare lo sguardo su Gesù e nel confessarlo come Signore. Da questo movimento nasce un’autorevolezza capace di convinceretanto da muovere verso Cristo. I discepoli non seguono Gesù semplicemente perché sentono Giovanni parlare di lui, ma seguono Gesù “sentendolo parlare così”, non bastano le parole, occorrono parole credibili e una parola è credibile quando colui che la pronuncia è tale. Questo concetto è stato espresso in modo sublime da Paolo VI che affermava: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. Il cammino dei discepoli però è solo all‘inizio, Giovanni li spinge a seguire Gesù, tuttavia la sequela va sempre provata: “Che cosa cercate?”. Puntuale la domanda e altrettanto la risposta, che di fatto è un’altra domanda posta a Gesù: “dove dimori?”. Ora la dimora nella Scrittura designa l’identità stessa della persona, anche noi oggi possiamo facilmente fare questa esperienza. Entrare nella casa di una persona ci consente di capirne i gusti, le inclinazioni, le abitudini, perfino le convinzioni religiose. Chiedere a qualcuno di mostrare la propria dimora significa chiedere di rivelarsi e a questa domanda Gesù risponde con un’affermazione che racchiude tutto il senso della sequela cristiana: “Venite e vedrete”. Così Gesù fa un invito e una promessa. Egli afferma che chi lo seguirà arriverà anche a vedere la sua dimora, cioè a fare l’esperienza audace della sua conoscenza. Egli promette di rivelarsi a coloro che accolgono l’invito di seguirlo, di mettersi in cammino con lui. Solo dopo aver accettato di seguirlo i discepoli vedranno Gesù come l’ha visto Giovanni e così anche loro potranno esclamare: “ecco l’Agnello di Dio” e diventare testimoni credibili per gli altri. Simone accogliendo questa testimonianza divenne Pietro e su di lui Gesù fondo le basi della sua Chiesa. Ogni uomo che accoglie da un altro uomo, la testimonianza autorevole e credibile del Cristo, diviene strumento dell’amore di Dio, conosce la Verità e diventa libero.

2. Dio Creatore, origine della vocazione umana alla cura

In molte tradizioni religiose, vi sono narrazioni che si riferiscono all’origine dell’uomo, al suo rapporto con il Creatore, con la natura e con i suoi simili. Nella Bibbia, il Libro della Genesi rivela, fin dal principio, l’importanza della cura o del custodire nel progetto di Dio per l’umanità, mettendo in luce il rapporto tra l’uomo e la terra e tra i fratelli. Nel racconto biblico della creazione, Dio affida il giardino “piantato nell’Eden” alle mani di Adamo con l’incarico di “coltivarlo e custodirlo. Ciò significa, da una parte, rendere la terra produttiva e, dall’altra, proteggerla e farle conservare la sua capacità di sostenere la vita. I verbi “coltivare” e “custodire” descrivono il rapporto di Adamo con la sua casa-giardino e indicano pure la fiducia che Dio ripone in lui facendolo signore e custode dell’intera creazione. La nascita di Caino e Abele genera una storia di fratelli, il rapporto tra i quali sarà interpretato – negativamente – da Caino in termini di tutela custodia. Dopo aver ucciso suo fratello Abele, Caino risponde così alla domanda di Dio: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Sì, certamente! Caino è il “custode” di suo fratello. «In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri» 3. Dio Creatore, modello della cura La Sacra Scrittura presenta Dio, oltre che come Creatore, come Colui che si prende cura delle sue creature, in particolare di Adamo, di Eva e dei loro figli. Lo stesso Caino, benché su di lui ricada la maledizione a motivo del crimine che ha compiuto, riceve in dono dal Creatore un segno di protezione, affinché la sua vita sia salvaguardata. Questo fatto, mentre conferma la dignità inviolabile della persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, manifesta anche il piano divino per preservare l’armonia della creazione, perché «la pace e la violenza non possono abitare nella stessa dimora». Proprio la cura del creato è alla base dell’istituzione dello Shabbat che, oltre a regolare il culto divino, mirava a ristabilire l’ordine sociale e l’attenzione per i poveri. La celebrazione del Giubileo, nella ricorrenza del settimo anno sabbatico, consentiva una tregua alla terra, agli schiavi e agli indebitati. In questo anno di grazia, ci si prendeva cura dei più fragili, offrendo loro una nuova prospettiva di vita, così che non vi fosse alcun bisognoso nel popolo. Degna di nota è anche la tradizione profetica, dove il vertice della comprensione biblica della giustizia si manifesta nel modo in cui una comunità tratta i più deboli al proprio interno. È per questo che Amos e Isaia, in particolare, alzano continuamente la loro voce a favore della giustizia per i poveri, i quali, per la loro vulnerabilità e mancanza di potere, sono ascoltati solo da Dio, che si prende cura di loro

15 gennaio 2021, parrocchiadiprestino