Commento alle Letture 1 settembre

Commento alle Letture 1 settembre

Gesù spiazzava i benpensanti: era un rabbi che amava i banchetti, gli piaceva stare a tavola al punto di essere chiamato «mangione e beone, amico dei peccatori» (Luca 7,34); ha fatto del pane e del vino i simboli eterni di un Dio che fa vivere, del mangiare insieme un’immagine felice e vitale del mondo nuovo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti. I farisei: così devoti, così ascetici all’apparenza, e dentro divorati dall’ambizione. Gesù li contesta, citando un passo famoso, tratto dalla antica saggezza di Israele: «Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire “Sali quassù”, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante». Diceva: Quando sei invitato, va a metterti all’ultimo posto, ma non per umiltà o per modestia, bensì per amore: mi metto dopo di te perché voglio che tu sia servito prima e meglio. L’ultimo posto non è un’umiliazione, è il posto di Dio, che «comincia sempre dagli ultimi della fila»; il posto di quelli che vogliono assomigliare a Gesù, venuto per servire e non per essere servito. Gesù reagisce alla eterna corsa ai primi posti opponendo «a questi segni del potere il potere dei segni». Una espressione di don Tonino Bello che illustra la strategia del Maestro: Vai all’ultimo posto, non per un senso di indegnità o di svalutazione di te, ma per segno d’amore e di creatività. Perché gesti così generano un capovolgimento, un’inversione di rotta nella nostra storia, aprono il sentiero per un tutt’altro modo di abitare la terra. Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini». Perché poi loro ti inviteranno a loro volta, e questi sono i legami che tengono insieme un mondo immobile e conservatore, che si illude di mantenere se stesso, in un illusorio equilibrio del dare e dell’avere. Tu invece fa come il Signore, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio, ama senza contare e senza condizioni: Quando offri una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi. Accogli quelli che nessuno accoglie, dona a quelli che non ti possono restituire niente. E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Che strano: sembrano quattro categorie di persone infelici, eppure nascondono il segreto della felicità. Sarai beato, troverai la gioia. La troverai, l’hai trovata ogni volta che hai fatto le cose non per interesse, ma per generosità. L’uomo per star bene deve dare. È la legge della vita. Perciò anche legge di Dio. Sarai beato, è il segreto delle beatitudini: Dio regala gioia a chi produce amore.

PAPA FRANCESCO 08/11/2017 La Santa Messa- 1. È fondamentale per noi cristiani comprendere bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con Dio. Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che … hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale. Nell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, un gruppo di cristiani, del nord Africa, furono sorpresi mentre celebravano la Messa in una casa e … risposero: «Senza la domenica non possiamo vivere», che voleva dire: se non possiamo celebrare l’Eucaristia, non possiamo vivere, la nostra vita cristiana morirebbe. Quei cristiani … furono uccisi perché celebravano l’Eucaristia. Hanno lasciato la testimonianza che si può rinunciare alla vita terrena per l’Eucaristia, perché essa ci dà la vita eterna, rendendoci partecipi della vittoria di Cristo sulla morte. Una testimonianza che … chiede una risposta su che cosa significhi per ciascuno di noi partecipare al Sacrificio della Messa e accostarci alla Mensa del Signore. Stiamo cercando quella sorgente che … fa della nostra vita un sacrificio spirituale di lode e di ringraziamento e fa di noi un solo corpo con Cristo? Questo è il senso più profondo della santa Eucaristia, che significa “ringraziamento”: ringraziamento a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che ci coinvolge e ci trasforma nella sua comunione di amore … Gesù Cristo, nostra vita, si fa presente. Partecipare alla Messa «è vivere un’altra volta la passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo». Il Signore è lì con noi, presente. Tante volte noi andiamo lì, guardiamo le cose, chiacchieriamo fra noi mentre il sacerdote celebra l’Eucaristia… e non celebriamo vicino a Lui. Ma è il Signore! Se oggi venisse qui …qualche persona molto importante del mondo, è sicuro che tutti saremmo vicino a lui, che vorremmo salutarlo. Ma pensa: quando tu vai a Messa, lì c’è il Signore! E tu sei distratto. È il Signore! Dobbiamo pensare a questo. “Padre, è che le messe sono noiose” – “Ma cosa dici, il Signore è noioso?” – “No, no, la Messa no, i preti” – “Ah, che si convertano i preti, ma è il Signore che sta lì!”. Capito? Non dimenticatelo. «Partecipare alla Messa è vivere un’altra volta la passione e la morte redentrice del Signore». Proviamo ora a porci alcune semplici domande. Per esempio, perché si fa il segno della croce e l’atto penitenziale all’inizio della Messa? E qui vorrei fare un’altra parentesi. Voi avete visto come i bambini si fanno il segno della croce? Tu non sai cosa fanno, se è il segno della croce o un disegno. … Bisogna insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce. Così incomincia la Messa, così incomincia la vita, così incomincia la giornata. Questo vuol dire che noi siamo redenti con la croce del Signore. Guardate i bambini e insegnate loro a fare bene il segno della croce. … Oppure, perché a un certo punto il sacerdote che presiede la celebrazione dice: “In alto i nostri cuori?”. Non dice: “In alto i nostri telefonini per fare la fotografia!”. … La Messa non è uno spettacolo: è andare ad incontrare la passione e la risurrezione del Signore. Per questo il sacerdote dice: “In alto i nostri cuori”. Cosa vuol dire questo? Ricordatevi: niente telefonini. È molto importante tornare alle fondamenta, riscoprire ciò che è l’essenziale, attraverso quello che si tocca e si vede nella celebrazione dei Sacramenti. La domanda dell’apostolo san Tommaso, di poter vedere e toccare le ferite dei chiodi nel corpo di Gesù, è il desiderio di potere in qualche modo “toccare” Dio per credergli. Ciò che San Tommaso chiede al Signore è quello di cui noi tutti abbiamo bisogno: vederlo, toccarlo per poterlo riconoscere. I Sacramenti vengono incontro a questa esigenza umana. I Sacramenti, e la celebrazione eucaristica in modo particolare, sono i segni dell’amore di Dio, le vie privilegiate per incontrarci con Lui.

29 agosto 2019, parrocchiadiprestino