GMG Panama, Papa ai giovani: “Vogliamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna”

GMG Panama, Papa ai giovani: “Vogliamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna”

“Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni”. Nel Campo Santa Maria l Antigua, Francesco abbraccia per la seconda volta a Panama i suoi giovani, insieme alla Croce della Gmg, e sceglie di farlo con una grande preghiera, quasi sussurrata, in cui trovano posto tutti i volti concreti della sofferenza e dei mali che sfigurano e disumanizzano la nostra società, ad ogni latitudine. “Egli cammina e soffre in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”, la denuncia dalla Cinta Costera: “Anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall’apatia e dall’immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare”. La terza giornata del Papa a Panama è cominciata con la liturgia penitenziale celebrata insieme ai i giovani detenuti di Pacora, una “prima volta” nelle Gmg: “Ognuno di noi è molto di più delle sue etichette”, dice nell’omelia, prima di confessare 5 ragazzi.

“Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell’intimidazione!”, esclama Francesco, nella Via Crucis con gli oltre 200mila giovani di Panama, provenienti da 150 Paesi: “Padre, oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga”, la sua preghiera:

“Nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; che non possono giocare, cantare, sognare; nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno; nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani”.

“La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente”. È lungo e articolato l’elenco dei dolori stilato dal Papa. “E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità”, la denuncia: “La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e ‘vanno in pensione’ con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo. Si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale. Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati. Si prolunga nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire”.

La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione”. La Via Crucis si prolunga, sintetizza Francesco, “in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore”: “Gesù continua a camminare, a farsi carico e a soffrire in tutti questi volti mentre il mondo, indifferente, consuma il dramma della propria frivolezza”.


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27 gennaio 2019, luigi-clerici