La Parola della Domenica – 25 novembre

La Parola della Domenica – 25 novembre

Dal libro del profeta Daniele Guardando nelle visioni notturne,  ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo;  giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:  il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.


Salmo
Il Signore regna, si riveste di splendore.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! 

Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».  Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
 

Due re, uno di fronte all’altro. Pilato, la massima autorità civile e militare in Israele, il cui potere supremo è di infliggere la morte; Gesù che invece ha il potere, materno e creatore, di dare la vita in pienezza.

Chi dei due è più libero, chi è più uomo? Pilato, circondato dalle sue legioni, prigioniero delle sue paure, oppure Gesù, un re disarmato che la verità ha fatto libero; che non ha paura, non fa paura, libera dalla paura, che insegna a dipendere solo da ciò che ami?

Mi commuove ogni volta il coraggio di Gesù, la sua statura interiore, non lo vedi mai servile o impaurito, neppure davanti a Pilato, è se stesso fino in fondo, libero perché vero.

Dunque tu sei re? Pilato cerca di capire chi ha davanti, quel Galileo che parla e agisce in modo da non lasciare indifferente nessuno. La riposta: Sì, ma il mio regno non è di questo mondo. Forse riguarda un domani, un al di là? Ma allora perché pregare “venga il tuo regno”, venga nelle case e nelle strade, venga presto?

I regni della terra, si combattono, il potere di quaggiù ha l’anima della guerra, si nutre di violenza. Gesù invece non ha mai assoldato mercenari, non ha mai arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero. «Metti via la spada» ha detto a Pietro, altrimenti la ragione sarà sempre del più forte, del più violento, del più crudele, del più armato. Il suo regno è differente non perché si disinteressa della storia, ma perché entra nella storia perché la storia diventi tutt’altra da quello che è.

I servi dei re combattono per loro. Nel suo regno accade l’inverso, il re si fa servitore: non sono venuto per essere servito, ma per servire. Non spezza nessuno, spezza se stesso; non versa il sangue di nessuno, versa il suo sangue; non sacrifica nessuno, sacrifica se stesso per i suoi servi.

«Il suo regno non è di questo mondo, ed è per questo che può essere in questo mondo, e può riprenderne le minime cose senza sciuparle, può riprendere ciò che è rotto e farne un canale» (Fabrice Hadjadj).

Pilato non può capire, prende l’affermazione di Gesù: io sono re, e ne fa il titolo della condanna, l’iscrizione derisoria da inchiodare sulla croce: questo è il re dei giudei. Voleva deriderlo e invece è stato profeta: il re è visibile là, sulla croce, con le braccia aperte, dove dona tutto di sé e non prende niente. Dove muore ostinatamente amando. E Dio lo farà risorgere, perché quel corpo spezzato diventi canale per noi, e niente di quell’amore vada perduto.

Pilato poi si affaccia con Gesù al balcone della piazza, al balcone dell’universo, lo presenta all’umanità: ecco l’uomo! E intende dire: ecco il volto alto e puro dell’uomo.

 

 

 

 

Perché il cammino del Sinodo diventi per tutti noi occasione per rinnovare la nostra adesione di fede a Gesù Cristo, per tornare con decisione alla scuola del suo Vangelo, preghiamo.

 

Per tutte le comunità parrocchiali della nostra diocesi, perché nella comune ricerca e nel lavoro sinodale possano crescere nella fede e diventare luoghi di comunione e di fraternità, preghiamo.

 

Perché il Sinodo, attraverso la riflessione e il discernimento, sappia riconoscere i diversi carismi che lo Spirito suscita nella nostra Chiesa e promuova nuove forme di servizio, preghiamo.

 

Per la nostra Chiesa diocesana: con il Sinodo scopra i segni della presenza di Dio negli avvenimenti della vita e si apra a Cristo, unico salvatore, preghiamo.

 

Perché l’esperienza del Sinodo ci veda capaci di continuo riferimento alla Parola che salva per poter vivere ogni momento della nostra esistenza alla luce del disegno di Cristo, preghiamo.

 

Per la nostra comunità ecclesiale: attraverso il Sinodo dia vita ad esperienze forti di ascolto e di condivisione della Parola di Dio, per un rinnovato impegno missionario, preghiamo. Perché il Sinodo ci solleciti a un rinnovato incontro con Cristo, e la sua Parola affascini e provochi in noi scelte profetiche per la vita della nostra comunità cristiana, preghiamo.

 

Perché durante questo tempo di Sinodo, non manchi la nostra partecipazione attenta e responsabile per una crescita delle nostre comunità, preghiamo.

 

Perché nel cammino sinodale della Chiesa che è in Como ci sia uno spazio di ascolto e di sincera accoglienza verso coloro che per vari motivi non si sentono riconosciuti e accolti dalla nostra comunità ecclesiale, preghiamo.

23 novembre 2018, parrocchiadiprestino